CRONACA
Lo storico sorpasso dei matrimoni civili su quelli religiosi
L’Istat: aumentano le nozze ma anche l’età media. Un bimbo su tre ha genitori non sposati
ROMA — Ci pensano a lungo, i trent’anni li hanno tutti superati da un po’, ma quando decidono di sposarsi a celebrare il matrimonio è nella maggioranza dei casi un sindaco o l’amica di sempre. Emozionata nelle vesti di pubblico ufficiale. Lo dicono i dati dell’Istat che registrano lo storico sorpasso: gli italiani dicono sì più in municipio che in chiesa: 98.182 matrimoni su 195.77 nel 2018, vale a dire 50,1 per cento contro 49,9.
Cifre, numeri a raccontare storie e scelte di un’Italia che cambia, che torna a sposarsi anche se sempre più tardi, con matrimoni misti in crescita, un divorziato su cinque che ritenta la sorte. Scatti di un paese sempre più laico dove crescono le coppie di fatto, un milione 368mila in totale, dove un bambino su tre nel 2017 è nato da genitori non sposati, dove il 17 % delle coppie ha uno sposo straniero, dove nell’ultimo anno si sono registrate 2.808 unioni civili tra omosessuali.
Per anni c’è stato il crollo delle nozze, in chiesa o in comune, per il calo della natalità. Ora per la prima volta si inverte la tendenza con più 4.500 matrimoni rispetto al 2017. E tra quelle coppie la maggioranza è composta da novelli sposi, al primo sì: 33,7 anni di media lui e 31,5 lei, giovani costretti a rimandare a lungo il matrimonio per mancanza di fondi e sicurezza sul lavoro.
Gli italiani ricominciano dunque a sposarsi, preferendo il municipio, e se la prima volta va male non desistono, credono ancora ad un futuro di coppia. Tanto che quasi il 20% delle unioni celebrate in comune raccontano storie di adulti con figli alle spalle, matrimoni finiti male che non hanno tolto la voglia di riprovarci.
Se a 60 anni infatti una volta si diventava nonni e si guardavano i nipoti pensando al passato e alle occasioni perdute, ora lo sguardo è al domani. Ci si sposa, spesso in secondo nozze, ma anche per la prima volta. Gli over 65 rappresentano il 3,4 % dei mariti mentre le nuove coppie un poco giovani hanno quasi hanno sempre lunghe convivenze alle spalle: un matrimonio come simbolo di una unione solida celebrato sotto lo sguardo affettuoso dei figli.
I dati dell’Istat fotografano ancora una volta un paese diviso e diverso visto che la percentuale dei matrimoni civili al nord è del 63,9% mentre al sud è ferma al 30,4%.
«Il matrimonio è cambiato nel suo significato, una volta era la religione a sancire i riti di passaggio della vita sociale: dal battesimo, l’entrata nella comunità religiosa, al matrimonio, che sanciva l’ingresso nell’età adulta. Ora i simboli sono altri e il matrimonio è diventato qualcosa di privato, personale, più libero. Vista l’età in cui escono di casa, i ragazzi sentono meno la pressione familiare, e il matrimonio diventa qualcosa che deve somigliare, che li rappresenta, come la scelta di un amico come celebrante », dice Caterina Tabasso psicoanalista junghiana dell’Aipa.
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